lunedì 17 dicembre 2007

La idea d'un uomo di strada

C'è un vecchio che urla. Sta lì e urla.
Non ha casa, solo cartoni dove dormire per strada.
Io lo incontro qualche volta. La leggenda del re pescatore. Lui urla, ma io non l'ho mai beccato a urlare. Quando lo vedo è tranquillo, seduto o steso, nella sua suite, all'angolo tra Avenida Miguel Bombarda e Avenida Conde Valbom.

C'è chi dice che urla. Io non l'ho mai visto urlare.
Ci sono però dei momenti in cui dalla mia stanza si sentono, effettivamente, delle urla. Io vado alla finestra e guardo giù: gente che passa, tutto normale. Le urla sono finite.

Piano torno alla mia scrivania, e le urla ricominciano. E' una lingua strana, ancestrale o troppo futuristica, per essere compresa dal passante comune.

Forse vuole parlarci, dirci che siamo in pericolo.
Forse ci sta chiamando, lui è lì, pronto ad aiutarci, ma noi non lo sentiamo.
Passiamo e facciamo finta di non vederlo. Lo evitiamo, come come si fa con gli escrementi.
E come per tutte le cose che evitiamo, crediamo che sia inutile. O malvagio, ancora peggio.
Perciò lo evitiamo.
Forse lui è là per noi, ma noi lo scansiamo, abbiamo troppe cose per la testa.

Forse ha solo freddo, Forse ha bisogno, Forse è pazzo, ci chiediamo.
Ma queste frasi inutili ci sorgono circa 100 metri dopo averlo incontrato, quando giriamo l'angolo col Gulbenkian, dove lui già non si sente più.

Io mi affaccio e non si sente più niente.

Ha smesso di urlare.

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